LUCA GRECHI - Pittura Dorma
- Tommaso Richter
- 18 mag
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 23 lug
Opening June 4 from 6.30pm

Mercoledì 4 giugno dalle ore 18:30 la Galleria Richter presenta la personale di Luca Grechi (1985, Grosseto) dal titolo Pittura Dorma, accompagnata da un testo critico di Cecilia Canziani. Giunto alla quinta esposizione negli spazi della galleria, la mostra è un momento di valutazione e consapevolezza sull’attuale stato della ricerca dell’artista. Da qui la scelta di allestire gli ambienti con le diverse declinazioni che il mezzo pittorico ha assunto per Luca Grechi nel corso degli anni sino ad oggi: la pittura su tela, l’installazione ambientale lignea e la ceramica.
Nonostante la diversità tecnica e di supporto, tutte le opere esposte presentano la stessa modalità d’indagine, intesa a fissare la visione pittorica con segni, l’accostamento di forme e colori e l’equilibrata sovrapposizione di toni.
Valori che per Grechi giungono a esiti ancora più risolutivi: l’assenza o il lieve accenno di una immagine, le vivaci modulazioni cromatiche, tra cui il luminoso giallo che apre spiragli di luce vivi e freschi. Tutto a ciò a dimostrare un approccio, nuovo, fortemente mentale, in cui l’assenza di un fulcro concretamente figurativo fa emergere l’equilibrio tra i toni, la luce e le tracce di esecuzione.
Il titolo “Pittura Dorma” è allusione al momento antecedente all'intuizione pittorica, in cui alla fase del riposo dormiente segue il momento dell'idea sotto forma di visione creativa. Grechi intende ragionare sull’importanza della fase di stasi in pittura che equivale a un momento di acuta e profonda riflessione con sé stesso, così quanto il momento di riposo è altrettanto importante anche quello del risveglio inatteso, attimo in cui si rimane colpiti dall’idea creativa e dalla felice premura di fissarla.
In riferimento alla sua pratica Grechi afferma: «Il segno, che in passato poteva essere l’origine di un’opera, in particolare quando evocavo la figura di una foglia o un elemento vegetale che disfavo delicatamente con toni e veli di materia pittorica, oggi si è fatto più labile ed è quasi del tutto scomparso. Oggi la pittura è variata, è più immediata e veloce, tant’è che l’elemento naturalistico come in una inevitabile conseguenza, si è trasformato in traccia, sino ad assumere un carattere architettonico e verticale, ovvero mi aiuta a indagare lo spazio e la sua struttura. Così, a prescindere da qualsiasi materiale mi trovo a lavorare, mi concentro sul colore, sul raggiungimento della sua luce e sulla variabilità della sua sostanza».
L’installazione Foresta è frutto di un progetto iniziato nel 2016/17 e attualmente in continuo divenire. Le strutture lignee non sono considerabili sculture, ma piuttosto pitture ambientali che materializzano gli elementi appena accennati nelle opere pittoriche, donando per via delle forme e i pigmenti vibranti un carattere vagamente fantastico. Le opere in ceramica avendo un formato simile a quello di una tela, rivelano l’approccio più sperimentale del Grechi in riferimento alla pittura, ovvero si concentra sulla forza della pennellata, l’assorbimento del colore e sulla malleabilità di tale materia.
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Luca Grechi (Grosseto, 1985) ha studiato pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Tra le mostre personali si segnalano: Manca sempre quello che sarà, La Nuova Pesa, 2024, Roma; Il nervo, con un testo di M. V. Pinotti, Galleria Richter, 2023, Roma; Open, Galleria La Linea, 2022, Montalcino; Laggiù è qui, Galleria Davide Paludetto, Torino, 2021; Mi frulla in testa un’isola, Galleria Richter Fine Art, Roma, 2021; Apparire, Galleria Richter Fine Art, Rome, 2019; C’è una volta, con testi di F. Angelucci, I. Vitale, Galleria Richter Fine Art, 2017, Roma; In-Finito, a cura di D. Sarchioni, Galleria La Linea, 2016, Montalcino; Un sasso sul mare #2, a cura di I. Vitale, Sala Santa Rita, 2016, Roma. Tra le mostre collettive: Una collettiva personale, a cura di I. Vitale e A. Aymerich, pianobi, Roma, 2025; Tre lavori di nicchia, Art history society John Cabot University, Roma, 2024; L’Oro Blu, a cura di L. Regano, Musei dei Bronzi Dorati, Pergola, 2024; Camera Tripla, a cura di L. Regano, LABS Contemporary Art, Bologna, 2022; Ante Operam, a cura di I. Vitale, pianobi, Palazzo Marescalchi Belli, Roma, 2022; Materia Nova, a cura di M. Mininni, GAM, Galleria Arte Moderna, Roma, 2021-22; Carta coreana, Hanji, Museo Carlo Bilotti, Roma, 2021-22; La linea retta non appartiene a Dio, a cura di G. Guidi, Contemporary Cluster, Roma, 2021; La Comunità inoperosa, a cura di G. Armogida, Palazzo Ducale, Tagliacozzo, 2021; Due quadri e un tavolo, Galleria Richter Fine Art, Roma, 2020; Futuro Primitivo, a cura di S. Sagliocco, Palazzo Storico Comunale di Montalcino, 2019; Sottobosco, a cura di A. Tolve, Muzeul National de Arta, Cluj-Napoca; 2018; It Was not me, Wonder-Liebert, 2018, Parigi; Forever Never Comes, a cura di L. Simeoni, Museo Archeologico della Maremma, 2017, Grosseto; Non amo che le rose che non colsi, a cura di S. Verini, Galleria Richter Fine Art, 2016, Roma; Asyndeton, a cura di F. Paludetto, Castello di Rivara, 2016, Rivara, To; L’Uomo, Il Suono, La Natura, a cura di D. Sarchioni, Terravecchia, 2016, Campania; Materiali della pittura, a cura di D. Sarchioni, Il Frantoio, 2016, Capalbio; Iconologia Onirica, a cura di I. Vitale, Galleria La Linea, 2015, Montalcino; The Grass Grows, a cura di L. Simeoni, Basel, 2014. Nel 2016 espone al Mac di Lissone in occasione del Premio Lissone.
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Richter Fine Art inaugurates on Wednesday, 4th June, the solo show Pittura Dorma by Luca Grechi (1985, Grosseto), accompanied by a critical text by Cecilia Canziani. This marks his fifth exhibition at the gallery, and it offers an opportunity for reflection and awareness of the current state of the artist's research. For this reason, the decision to set up the exhibition spaces around the various forms that Grechi’s painting practice has taken over the years: canvas painting, wooden environmental installation, and ceramics.
Despite the technical and material differences, all the works on display share the same investigative approach, aimed at solidifying the painterly vision through marks, the juxtaposition of shapes and colours, and a balanced layering of tones.
For Grechi, these values have led to even more decisive outcomes: the absence or subtle hint of an image, the vibrant chromatic variations, including the bright yellow that opens vibrant and fresh glimpses of light. All of this demonstrates a new, highly intellectual approach, in which the absence of a concrete figurative focal point brings to the fore the balance between tones, light, and traces of execution.
The title “Pittura Dorma” alludes to the moment preceding the artistic insight, in which the phase of dormant rest is followed by the emergence of the idea in the form of a creative vision. Grechi aims to reflect on the importance of stillness in painting, which is akin to a moment of deep and acute self-reflection. Just as rest is essential, so too is the unexpected awakening, that moment when one is struck by the creative idea and the eager impulse/ the pleasant attention to capture it.
Regarding his practice, Grechi states: «The mark, which in the past could have been the origin of a work, particularly when I evoked the figure of a leaf or a vegetal element that I gently deconstructed with tones and veils of paint, today has become more elusive and has almost entirely disappeared. Today, painting has evolved; it is more immediate and faster, so that the naturalistic element, as an inevitable consequence, has transformed into a trace, taking on an architectural and vertical character. This allows me to investigate space and its structure. So, regardless of the material I am working with, I focus on colour, on achieving its light, and on the variability of its substance».
The installation Foresta is the result of a project begun in 2016/17, which continues to evolve. The wooden structures cannot be considered sculptures but rather environmental paintings that materialise the elements just hinted at in the paintings, giving them a vaguely fantastical character through their shapes and vibrant pigments. The ceramic works, which have a format similar to that of a canvas, reveal Grechi's more experimental approach to painting, focusing on the strength of the brushstroke, the absorption of colour, and the malleability of the material.
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Luca Grechi (Grosseto, Tuscany, 1985) studied Painting at the Accademia di Belle Arti in Rome.
Among the solo exhibitions: Manca sempre quello che sarà, La Nuova Pesa, 2024, Rome; Il nervo, with a text by M. V. Pinotti, Galleria Richter, 2023, Rome; Open, Galleria La Linea, 2022, Montalcino; Laggiù è qui, Galleria Davide Paludetto, Torino, 2021; Mi frulla in testa un’isola, Galleria Richter Fine Art, Rome, 2021; Apparire, Galleria Richter Fine Art, Rome, 2019; C’è una volta, with texts by F. Angelucci, I. Vitale, Galleria Richter Fine Art, 2017, Rome; In-Finito, curated by D. Sarchioni, Galleria La Linea, 2016, Montalcino; Un sasso sul mare #2, curated by I. Vitale, Sala Santa Rita, 2016, Rome. Among the group exhibitions: Una collettiva personale, curated by I. Vitale e A. Aymerich, pianobi, Rome, 2025; Tre lavori di nicchia, Art history society John Cabot University, Rome, 2024; L’Oro Blu, curated by L. Regano, Musei dei Bronzi Dorati, Pergola, 2024; Camera Tripla, curated by L. Regano, LABS Contemporary Art, Bologna, 2022; Ante Operam, curated by I. Vitale, pianobi, Palazzo Marescalchi Belli, Rome, 2022; Materia Nova, curated by M. Mininni, GAM, Galleria Arte Moderna, Rome, 2021-22; Carta coreana, Hanji, Museo Carlo Bilotti, Rome, 2021-22; La linea retta non appartiene a Dio, curated by G. Guidi, Contemporary Cluster, Rome, 2021; La Comunità inoperosa, curated by G. Armogida, Palazzo Ducale, Tagliacozzo, 2021; Due quadri e un tavolo, Galleria Richter Fine Art, Rome, 2020; Futuro Primitivo, curated by S. Sagliocco, Palazzo Storico Comunale di Montalcino, 2019; Sottobosco, curated by A. Tolve, Muzeul National de Arta, Cluj-Napoca; 2018; It Was not me, Wonder-Liebert, 2018, Paris; Forever Never Comes, curated by L. Simeoni, Museo Archeologico della Maremma, 2017, Grosseto; Non amo che le rose che non colsi, curated by S. Verini, Galleria Richter Fine Art, 2016, Rome; Asyndeton, curated by F. Paludetto, Castello di Rivara, 2016, Rivara, To; L’Uomo, Il Suono, La Natura, curated by D. Sarchioni, Terravecchia, 2016, Campania; Materiali della pittura, curated by D. Sarchioni, Il Frantoio, 2016, Capalbio; Iconologia Onirica, curated by I. Vitale, Galleria La Linea, 2015, Montalcino; The Grass Grows, curated by L. Simeoni, Basel, 2014. In 2016, he exhibited at the Mac in Lissone on the occasion of the Premio Lissone.
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Testo critico di Cecilia Canziani
Pittura dorma
A me sembra che in fondo, soprattutto i quadri, più delle sculture, più delle fotografie e anche più di
ogni altro medium, siano a proprio agio nello studio. Gli studi dei pittori hanno le condizioni giuste:
sono sempre pieni di luce, perlopiù ampi, sempre molto confortevoli, c’è quasi sempre un tavolo, degli
scaffali con libri, musica anche e tutte queste cose – lo spazio, gli strumenti del fare, quelli del fare senza
dipingere – servono in fondo perché, visitando lo studio, si segua l’artista nel suo moto lento, mentre
disegna traiettorie da un lato a un altro dell’ambiente. Passeggiare nello studio, mi sembra essere in
fondo un’attività che fanno principalmente i pittori. Gli scultori camminano meno, o almeno non
possono fare così semplicemente quel gioco di prestigio che consiste nel far apparire da una rastrelliera
un quadro e appenderlo al muro facendo scomparire nello stesso momento quelli che erano lì appesi
solo un istante prima. I pittori sui loro muri fanno molte mostre, prima di portare i quadri in galleria o
nel museo e disporli in un ordine che chiaramente è perfetto, perché molte sono state le prove e i
pensieri e gli avanti e indietro a misurare le distanze nello studio – talvolta soli, talvolta conversando.
Romanticizzo, però un po’ è vero, se penso anche solo alla mia esperienza di visite a studio.
Qualche tempo fa sono andata a trovare Luca Grechi per la prima volta ed era una giornata di sole
primaverile, il suo quartiere sembra un villaggio nella città e l’odore delle piante e dei fiori metteva
allegria. Alcune tele erano appese al muro, altre poggiate a terra, e anche se la mostra – così sapevo –
era pronta da mesi, mi è sembrato ci fosse ampio margine di ripensamenti perché c’erano quadri iniziati
o semifiniti, ceramiche in diverso ordine di completezza, e poi pennelli, pigmenti, leganti pronti per
essere usati e c’era anche un campionario di tele tra le quali Luca Grechi – così mi ha spiegato – stava
cercando di scegliere con molta difficoltà perché i pittori sono anche molto abitudinari e cambiare
telaio o tela è una faccenda per niente banale. La settimana scorsa, ad esempio, Vittorio Brodmann mi
spiegava quanto trovava diverso dipingere su tavola perché non c’è il rimbalzo e la piccola forma di
resistenza che la tela oppone al pennello. Mi piace molto quando i pittori raccontano queste cose che di
solito condividono solamente tra di loro come si fa tra iniziati a qualche forma di culto segreta, quali in
effetti a volte sembrano essere. Di Luca Grechi, nelle fiere o in mostra mi era sempre capitato di vedere
tele grandi, verticali, dai colori diafani in cui il gesto pittorico sembrava cancellare, più che costruire,
un’immagine nel tentativo di sottrarsi all’impulso alla figurazione che pure affiora attraverso un dettaglio
o un segno. Una pittura dunque che si inscrive nella linea dell’astrazione attraverso il segno – che
acquista una sua autonomia e sintassi – oppure il gesto, che espandendosi sulla superficie del quadro
occulta gradualmente la figura di partenza . I quadri che ho visto nello studio avevano un formato 1
diverso: piccoli, molto stretti e - con una sola eccezione - orizzontali. Potenziali paesaggi in cui, pure
nella superficie contenuta, mi sono sembrate accadere molte cose. Intanto, la superficie di questi nuovi
1 vedi La figurazione inevitabile, Museo Pecci di Prato 2013 a cura di Davide Ferri e Marco Bazzini
lavori è ripartita in zone attraversate da una pennellata che oltre a circoscrivere una porzione di spazio
conferisce un effetto ritmico e narrativo. Le macchie possono diventare cose o le cose tornare ad essere
segni. In altri casi invece qualunque suggerimento di figurazione scompare – sono quadri decisamente
astratti in cui agiscono solamente la logica del colore e dello spazio. La linea, che delimita le zone di
questi quadri, a volte cambia natura e si espande per diventare campitura. Altre, il segno reitera la linea
di confine del quadro, marca insomma il confine tra lo spazio reale e il luogo dove inizia la pittura. Il
luogo dove inizia la pittura è la mostra, che pure ho visitato qualche giorno fa, quando ancora pensavo
che in fondo i quadri stanno meglio nello studio perché si fanno compagnia a vicenda e restano saldi
nelle loro relazioni con quelli precedenti e anche quelli che ancora devono essere dipinti. Però sbagliavo,
perché nelle due stanze separate della galleria, le opere che avevo visto nello studio si compongono per
formare un racconto e in un certo modo attraverso la scrittura espositiva e il meccanismo di selezione
che questa presuppone, si precisano. In una sala, dunque, sono disposte su una linea alcune delle tele
che avevo visto: una accanto all’altra rappresentano diversi potenziali inizi di un discorso tutto interno e
intorno alla pittura in cui si avanza a piccoli passi. Raphael Rubinstein ha coniato una categoria per 2
questa pittura, a cui appartiene anche quella di Luca Grechi, che rimane in bilico tra finito e non del
tutto, e dove anche il segno rimane sospeso un istante prima di chiudersi in una forma. La seconda
stanza invece ha le pareti spoglie, ma è abitata da una foresta di totem di legno, ciascuno con una
forma, ciascuno con un colore, disposti nello spazio come se fossero velature successive: non
un’installazione quindi, ma una sorta di reificazione di segni e gesti che escono dal quadro e diventano
cose. Segni che somigliano a elementi della natura, ma che non lo sono e che non hanno niente di
diverso da quelli che farebbe un bambino: nessuna perizia particolare, se non il tentativo di ritornare al
segno infantile, al mondo prima della scrittura. Si può attraversare la stanza da parte a parte, disegnare
un itinerario e scomporre e ricomporre ad libitum la prima impressione dell’opera. Queste due stanze
raccontano anche atteggiamenti opposti, da un lato il progetto (nel tradurre il segno nella linea di taglio,
la liquidità della pittura in oggetto solido, la velatura, che normalmente sulla tela si fonde con i gesti che
precedono o seguono, in una forma e una solamente), dall’altro invece lo sbilanciamento verso
l’incerto e l’ignoto che la pittura impone e che è parte anche della sua bellezza. Nel mezzo, come una
chiave di volta della mostra, c’è una figurina dormiente che Luca Grechi ha modellato e se e sta appena
discosta. Il capo è reclinato sulla spalla e lei sembra sognare – i fiori, la luce, le strade, lo studio e anche
la mostra – ricorda le figure che appaiono in alcuni quadri di Odilon Redon che dal loro angolo
sembrano far scaturire visioni trasparenti e luminose.
2 Raphael Rubinstein, Pittura Provvisoria, Johan & Levi 2024


























