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GIULIO CATELLI - Nell'uscire

  • Tommaso Richter
  • 11 nov
  • Tempo di lettura: 11 min

Aggiornamento: 15 ore fa

Opening November 18 from 6.30pm


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La Galleria Richter Fine Art inaugura la nuova personale di Giulio Catelli (Roma, 1982) martedì 18 novembre dalle 18.30, intitolata Nell’uscire, con un testo critico di Enrico Camprini.

Dopo due progetti espositivi monografici l’artista torna in galleria, fino al 16 gennaio 2026, con una mostra organizzata per sezioni tematiche, a illustrare un corpus di dipinti inediti, presentando la recente produzione, caratterizzata da una ricerca più intimista ed esistenziale.


Le opere in mostra, tutte realizzate fra il 2024 e il 2025, presentano un repertorio sfaccettato e composito, legato a una dimensione quotidiana e privata. Si alternano sguardi e registri espressivi differenti con momenti di leggerezza solare e umoristica assieme a tratti da scorci di vita all’aria aperta. A ciò si affianca un’indagine psicologica nei ritratti e scene d’interni caratterizzate da una tensione, talvolta drammatica, con echi esistenziali riflessi negli oggetti quotidiani. In comune hanno un generale abbassamento delle tonalità, che conduce a momenti di intensa concentrazione visiva, carica di pudore e sobria compostezza.


Il titolo della mostra fa riferimento all’azione dell’uscita come una prospettiva esperienziale, propria della pratica dell’artista, incentrata verso una dimensione in presa diretta “en plein air”. Tuttavia, tale pratica non è puramente fenomenica, bensì è fatta di movimenti intrapresi osservando fra punti ciechi di muri, cardini, inferriate e tende. Tali porzioni permettono inattesi zigzagamenti sullo spazio, fra piani arretrati, soste meditative e ampie carrellate su porzioni di luoghi all’aperto.


Affaccio privilegiato di Giulio Catelli è la finestra, metafora dello sguardo e del processo selettivo dell’artista, articolato e differenziato dall’uso di binocoli, scale e specchi. Questa modalità di veduta gli permette di sperimentare diversi punti di vista e talvolta di squadrare lo spazio, registrando simultaneamente l’interno e l’esterno dello studio (come nell’esempio degli autoritratti). In questo modo le imposte o il riquadro di una porta diventano dispositivi di passaggio, inaspettate presenze colte in velocità attraverso una pennellata dal tenore sincopato e guizzante.


In questo continuo scambio con le cose che lo circondano, lo sguardo dell’artista dona una visione più interna, riflessa nello spazio di una coscienza magmatica e mutevole. «Scorrendo lo sguardo sulle cose - afferma Catelli - quelle un poco trite e banali si consente alla pittura, pur dentro quel suo vortice magnetico di tramandi e memorie, di essere un riflesso della vita senza infingimenti, apparenza che rimanda a sé stessa senza nascondere nulla. Se mi posso stupire di fronte a un giardino e a un volto, so anche che un quadro chiede una compiutezza che è un antidoto alla genericità e che questa compiutezza è tanto più incantevole, quanto più incongrua è la risposta con lo spunto visivo di partenza. Sentirsi stupiti e anche un po’ istupiditi di fronte a ciò ci sta di fronte: il mettersi alla prova con un mezzo così arcaico come la pittura può rappresentare allora un argine di senso, un lievito di speranze».

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Giulio Catelli (Roma, 1982) ha studiato Storia dell’arte all’Università la Sapienza laureandosi in letteratura artistica con una tesi sull’incisione italiana del primo Novecento e successivamente Pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Fra le mostre personali si segnalano: Chirping garden a cura di M. Murphy e M. Kyoleyan,  con un testo di M. Finazzi, Art history society John Cabot University, Roma 2023; Sotto un cielo tutto azzurro, con un testo di M. V. Pinotti, Galleria Richter Fine Art, Roma 2023; L’aventurelouche, a cura di G. Bosa, con un testo di S. Parmiggiani, Yudik one, Brescia 2021; Doppio Ritratto, Galleria Richter, Roma 2021;  Quotidiano emozionale, a cura di M. Silenzi, con un contributo di M. Auteri, Galleria Centofiorini, Civitanova Marche (Mc) 2018; Giulio Catelli e Roma, testi di: F. D’Amico, G. Giuffrè, A. Mercadante, Galleria Lombardi, Roma 2015; Giardini, con un testo di R. Savinio, Galleria Lombardi, Roma 2013. Nel 2018, a seguito del Premio Marche, una sua opera è entrata nelle collezioni della Galleria d’arte Osvaldo Licini (Ap). Nel 2013, in occasione del 57° Premio Marina di Ravenna ha allestito una personale al Museo d'Arte della città di Ravenna. Mostre collettive recenti includono: Atelier.it / III episodio, Un viatico nelle pratiche pittoriche, a cura di A. Bruciati e L. Boisi, Santuario di Ercole Vincitore, Tivoli, 2025; Intorno alla stella, mostra dei sei anni di Simposio di pittura, Nashira Gallery, Milano, 2025; Dritto-Rovescio, con un testo di M. Pacella, Fondazione Aldega, Amelia (Tr) 2024; Sentimental boys, a cura di L. Boisi, Chassy, Torino 2024; Le diable au corps, a cura di D. Capra e M. Mattioli, BonelliLab, Canneto sull’Oglio (Mn)2024; Nocturnal ballads, a cura di L. Boisi, Chassy, Torino 2024;  E se non gridi non ti sento, ridi? Galleria Richter, Roma 2024; Amici o pittori /Lesamis de mesamissontmesamis - Ipotesi per una quadreria a cura di M. Emmanuele, Fondazione Pastificio Cerere, Roma 2023; L’invenzione della giovinezza, a cura di S. Linford, Fondazione smART – polo per l’arte, Roma 2022; Questo adesso, Galleria Richter, Roma 2022; Corpi eloquenti, con un testo di S. Squadrito, Galleria Villa Contemporanea, Monza 2022; Cartografia sensibile, a cura di L. Boisi, Museo Tornielli, Ameno 2021; Crafting difference, a cura di B. Kennedy, Madeinbritaly, Londra 2021; Mistici, sensuali, contemplativi, a cura di N. Nitido, Metodo Milano, Milano 2020; Fiore aperto / fiore chiuso, (con M.Bongiovanni), Galleria Richter, Roma 2019.È stato invitato a diversi programmi di residenza:10th International Artistic and Poetry Colony Krchedin (Serbia) 2017; Cartografia sensibile (2019) ed il progetto Landina (2017) - entrambi a cura di L. Boisi; Simposio di pittura, progetto a cura di L. A. Presicce, Fondazione Lac o Le Mon, San Cesario di Lecce 2022; Painter in residence, John Cabot University, Art history society Roma 2022.





Richter Fine Art inaugurates Nell’uscire, a new solo exhibition by Giulio Catelli (Rome, 1982), opening on Tuesday, November 18, from 6:30 pm, accompanied by a critical essay by Enrico Camprini. After two monographic exhibitions, the artist returns to the gallery - on view until January 16, 2026 - with a show organized in thematic sections, illustrating a corpus of previously unseen paintings. The exhibition presents Catelli’s most recent body of work, characterized by a more introspective and existential approach.

All the works on view, created between 2024 and 2025, reveal a multifaceted and composite repertoire tied to an intimate, everyday dimension. Different gazes and expressive registers alternate - moments of bright humor and lightness intertwine with glimpses of outdoor life. Alongside these, a psychological investigation unfolds through portraits and interior scenes marked by a certain tension, at times dramatic, with existential echoes reflected in everyday objects. Common to all is a general lowering of tonal values, leading to moments of intense visual concentration imbued with modesty and sober composure.

The exhibition title refers to the act of leaving as an experiential perspective, intrinsic to the artist’s practice, which is rooted in a direct “en plein air” engagement. Yet this practice is not purely phenomenological; rather, it consists of movements undertaken through the observation of blind spots between walls, hinges, railings, and curtains. These fragments allow for unexpected zigzagging across space, alternating between receding planes, meditative pauses, and wide tracking shots of open-air views.

Catelli’s privileged vantage point is the window, a metaphor for both vision and the artist’s selective process - articulated and diversified using binoculars, ladders, and mirrors. This mode of viewing enables him to experiment with multiple perspectives and, at times, to square off space, simultaneously recording the interior and exterior of the studio (as in the case of his self-portraits). Thus, shutters or a doorframe become thresholds - devices of passage, fleeting presences captured in motion through a brushstroke of syncopated, flickering rhythm.

In this ongoing exchange with the surrounding world, the artist’s gaze yields a more inward vision, reflected in the space of a mutable and fluid consciousness. «As the eye glides over things - Catelli states - even those somewhat worn and banal, painting is allowed, within its magnetic vortex of traditions and memories, to be a reflection of life without pretence, an appearance that refers to itself, hiding nothing. If I can be astonished before a garden or a face, I also know that a painting demands a completeness that is an antidote to vagueness, and that such completeness is all the more enchanting the more incongruous the response to its visual starting point. To feel astonished - and even a bit bewildered - before what stands before us: to test oneself with a medium as archaic as painting can then represent a bulwark of meaning, a leaven of hope».

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Giulio Catelli (Rome, 1982) studied Art History at the University of La Sapienza, graduating with a thesis on Italian printmaking in the early 20th century. He later studied Painting at the Academy of Fine Arts in Macerata.

Among the solo exhibitions: Chirping garden, curated by M. Murphy and M. Kyoleyan, with a text by M. Finazzi, Art history society John Cabot University, Rome 2023; Sotto un cielo tutto azzurro, with a text by M. V. Pinotti, Galleria Richter Fine Art, Rome 2023; L’aventure louche, curated by G. Bosa, with a text by S. Parmiggiani, Yudik one, Brescia 2021; Doppio Ritratto, Galleria Richter Fine Art, Rome 2021; Quotidiano emozionale, curated by M. Silenzi, with a contribution by M. Auteri, Galleria Centofiorini, Civitanova Marche (Mc) 2018; Giulio Catelli e Roma, with texts by F. D’Amico, G. Giuffrè, A. Mercadante, Galleria Lombardi, Rome 2015; Giardini, with a text by R. Savinio, Galleria Lombardi, Rome 2013. In 2018, following the Premio Marche, one of his works entered the collection of the Galleria d’arte Osvaldo Licini (Ap). In 2013, on the occasion of the 57th Premio Marina di Ravenna, he held a solo exhibition at the Museo d'Arte della Città di Ravenna. Among the recent group exhibitions: Atelier.it / III episodio, Un viatico nelle pratiche pittoriche, Santuario di Ercole Vincitore, Tivoli, 2025; Intorno alla stella, mostra dei sei anni di Simposio di pittura, Nashira Gallery, Milan, 2025; Dritto-Rovescio (with L. Modica), with a text by M. Pacella, Fondazione Aldega, Amelia (Tr) 2024; Sentimental boys, curated by L. Boisi, Chassy, Turin 2024; Le diable au corps, curated by D. Capra and M. Mattioli, BonelliLab, Canneto sull’Oglio (Mn) 2024; Nocturnal ballads, curated by L. Boisi, Chassy, Turin 2024;  E se non gridi non ti sento, ridi? Galleria Richter Fine Art, Rome 2024; Amici o pittori /Les amis de mes amis sont mes amis - Ipotesi per una quadreria curated by M. Emmanuele, Fondazione Pastificio Cerere, Rome 2023; L’invenzione della giovinezza, curated by S. Linford, Fondazione smART – polo per l’arte, Rome 2022; Questo adesso (with L. Grechi), Galleria Richter Fine Art, Rome 2022; Corpi eloquenti, with a text by S. Squadrito, Galleria Villa Contemporanea, Monza 2022; Cartografia sensibile, curated by L. Boisi, Museo Tornielli, Ameno 2021; Crafting difference, curated by B. Kennedy, Madeinbritaly, London 2021; Mistici, sensuali, contemplativi, curated by N. Nitido, Metodo Milano, Milan 2020; Fiore aperto / fiore chiuso, (with M. Bongiovanni), Galleria Richter Fine Art, Rome 2019. Invitations to Residency Programs: 10th International Artistic and Poetry Colony Krchedin (Serbia) 2017; Cartografia sensibile (2019) and the Landina project (2017) - both curated by L. Boisi; Simposio di pittura, project curated by L. A. Presicce, Fondazione Lac o Le Mon, San Cesario di Lecce 2022; Painter in residence, John Cabot University, Art history society Rome 2022.




Nell’uscire

Di Enrico Camprini


Discutendo con Giulio Catelli sulla sua ricerca recente e sui lavori presentati per la prima volta in questa mostra, mi è parso opportuno ribadire l’ovvio. Cioè che quel carattere en plein air per più versi tipico della sua pittura si sia ormai affievolito, pur non scomparendo del tutto, in favore di soluzioni differenti e più eterogenee. È, in effetti, un’ovvietà: anche a uno sguardo piuttosto generale può risultare evidente una transizione – potremmo sommariamente chiamarla passaggio da “fuori” a “dentro” – che risale ad alcuni anni fa e certo non rappresenta una novità allo stato attuale. È vero tuttavia che, di tale passaggio, le opere realizzate nell’ultimo biennio certificano a loro modo il compimento, portandone alla luce gli esiti come se si trattasse ora di mettere alla prova in maniera estesa e convinta un meccanismo già ben oliato. Metafora, l’ultima, da non prendere alla lettera; infatti nella pratica di Catelli, rigorosa in termini di metodo e di intenzione, il quadro non si presenta con connotati da macchina narrativa né – come così di frequente si nota oggi – il pittore assume la posa dello storyteller pronto, spesso con toni bizzarri, a raccontarci qualcosa di apparentemente irrinunciabile e interessante. Prendendo in prestito le parole dell’artista, i suoi lavori assomigliano semmai a «narrazioni interrotte», la cui natura aneddotica è sì fedele a soggetti e temi specifici, ma solo a patto che il racconto si dia nella misura dell’istante. È di questa piccola utopia pittorica dal retaggio celebre ma oggi fuori moda che si nutre il lavoro di Giulio Catelli: il suo soggetto, tanto quanto figure, scene e porzioni di paesaggio, è la pittura nel suo farsi.

Con questo non mi riferisco certamente ad approcci concettuali, metapittorici, o a una pittura “provvisoria” che non lo riguarda, ma a una pratica di tipo para impressionistico che, di quell’istante che vuole farsi racconto, tenta di scandire i movimenti, le variazioni, le incognite. Credo infatti che il tratto saliente della ricerca dell’artista non risieda solo, come vedremo, nelle figure che abitano la tela, ma anche e soprattutto in un lavoro sullo sguardo, nella sua messa alla prova come metafora e ad un tempo come fatto compiuto, accaduto e “verificato” grazie all’opera. Quali che siano l’attitudine e le modalità d’ingaggio della disciplina, l’interrogazione dello sguardo resta una delle inevitabili questioni alla base del pittorico; il “farsi” della pittura di Catelli non può prescinderne e, anche a partire da tale interrogazione, si struttura il legame tra interno ed esterno così rilevante per molta della produzione recente dell’artista. Nell’uscire, titolo già eloquente, sintetizza un movimento dello sguardo: non più, si diceva, una prospettiva letteralmente en plein air ma senza dubbio una presa diretta sulle cose sviluppata insistendo sulle loro relazioni così come sulla loro singolarità. Parrebbe una contraddizione, ma molti lavori di Catelli paiono reggersi su un’equipollenza tra istanze compositive (specie nella raffigurazione di spazi aperti o semi aperti) caratterizzate dalla coesistenza di più elementi, e la loro marcata individualità.

A questo proposito, balza all’occhio la tendenza ad annullare effetti di profondità, con il conseguente avvicinamento di singole figure da un lato, e il conferimento di un senso di opacità – e di affascinante irrisolutezza – all’immagine dall’altro. Mi riferisco nello specifico a due opere, Al parco – l’atleta (2025) e Ragazzi alla finestra (2025), simili per tonalità cromatiche e per un’impostazione compositiva che gioca, più che sul rapporto figura-sfondo, su un’articolazione figura-figura attraverso cui lo spazio aperto che si suppone reggere la scena pare comprimersi. Insomma, una certa avversione per la profondità è comune denominatore della pittura di Catelli, tranne in pochi ma significativi casi: penso a La lanterna e l’ingresso (2025), una scena d’interno dove il nostro sguardo, più che dall’oggetto che dà titolo all’opera, viene attratto dalla stanza sullo sfondo in un prolungamento dello spazio ora non solo alluso ma di certo più chiaramente abbozzato. È curioso che ciò che manca alle immagini precedenti finisca per comparire in quest’ultima – confrontandole, l’artista e io convenivamo ironicamente sul fatto che talvolta lui tenda a trattare l’interno come paesaggio, e viceversa. È una considerazione di poco conto ma, a costo di essere ripetitivo, utile a rilanciare il rapporto tra “dentro” e “fuori” che la ricerca mette in campo e che finisce necessariamente per orientare il nostro sguardo.

Le modalità e le strategie di tale orientamento costituiscono un elemento centrale. Se quella della finestra – o della cornice in senso lato – è metafora elettiva del fare pittura, nonché del nostro secolare rapporto con l’immagine, nella pratica di Catelli assume anche il ruolo di figura denotativa capace per più versi di certificare il qui e ora della visione, di fornire le coordinate di quell’istante su cui in tempi e modi differenti lo sguardo del pittore e il nostro si posano. Ecco dunque che finestre, porzioni di infissi o di stipiti di porte non si presentano come vere e proprie aperture, non sempre ci mostrano compiutamente qualcosa; spesso funzionano come riferimenti per configurare uno spazio che sta dietro di noi e che possiamo solo immaginare, con la caratteristica di inquadrare nello stesso colpo d’occhio dettagli simultanei; oppure simili elementi possono essere quasi impercettibili e principalmente allusi dal titolo dell’opera e, forse, coincidere con i margini stessi della tela (Sul letto, 2025). O, ancora, possono diventare veri e propri soggetti della composizione per via di specifici punti di vista: una maniglia, nitida e aggettante, si frappone tra noi e la strada sottostante (Le automobili dallo studio, 2025), le linee di un infisso semiaperto dialogano quasi ortogonalmente coi profili dei tetti del quartiere (Dalla finestra dello studio, la terrazza, 2024), fino ad arrivare a soluzioni radicali sia per formato, che per quella che sembra la solerte premura di mostrarci quanto meno possibile di ciò che sta là fuori (Alla finestra dello studio, 2025).

Condanna di chi guarda, noi vediamo solo quel che l’artista ci concede. Ma ci concede poco solo in apparenza e soprattutto, nel dispiegarsi del dispositivo pittorico, non ci nasconde assolutamente nulla di quanto per lui valga davvero la pena mostrare. Dunque, non c’è da sorprendersi se, in una ricerca prevalentemente costituita da uno studio degli spazi e del loro rapporto, faccia capolino una serie di ritratti. Lo sguardo verso il fuori, dalla finestra verso la strada o verso la casa di fronte e chi la abita, è soggetto di se stesso ma anche veicolo di osservazione quotidiana di ciò che accade, di scene ordinarie e di vicende, figure e consuetudini mai davvero estranee. Nessun voyeurismo, ma come sempre la scelta di condensare l’immagine in istante, avendo cura di ciò che si mostra non magniloquente ma fuggevole, marginale, dimesso e, solo in apparenza, muto.



 
 

2016 Galleria Richter Fine Art

Vicolo del Curato 3, 00186 Roma

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